Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/107

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e questi romani edifizii giungono al numero di quattordici, costruiti per intiero di mattoni cotti, e larghi ed alti sì che un uomo in arcione vi può cavalcare. Quanto agli imperiali, Belisario a fine di provvedere alla salvezza di Roma volle assumersi egli stesso la custodia della minor porta Pinciana e della maggiore alla destra di lei nomata Salaria, essendo che il muro da quivi poteasi di leggieri espugnare, e dava agli assediati la opportunità di movere contro i nemici. Assegnò a Costanziano la Flaminia a sinistra della Pinciana, serratala dapprima ed accatastatavi in buon ordine quantità di grosse pietre, acciò non fosse lecito a chicchessia l’aprirla, temendo in causa della vicinanza di altro de’ gottici campi non si fossero da questa parte macchinate insidie; delle rimanenti affidò la guardia a duci scelti dal ruolo de’ fantaccini. Chiuse di più fermissimamente con solido muro tutti gli acquidotti per togliere affatto il mezzo di penetrarvi.

III. Ora siccome dopo il taglio de’ prefati acquidotti non aveavi più acqua da volgere in giro le mole, nè fattibil era supplirvi coll’opera de’ giumenti, appena avendo i Romani, qual è il caso degli assedj, quanta pasciona loro occorreva pe’ cavalli necessarj alle altre bisogne della vita; ora, dicea, il duce escogitò l’artifizio seguente. Innanzi all’antedetto ponte compreso nelle mura legò a funi, congegnate e tese con forza da ambe le ripe del fiume, due barche, distanti tra loro due piedi, laddove appunto con veemenza maggiore l’acqua scorreane dall’arco. Quindi acconciate sopra di esse delle mole applicovvi nel mezzo gli ordigni soliti

Procopio, tom. II. 7