Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/114

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104 GUERRE GOTTICHE

chè la testa prominente della sospesa trave, diretta ovunque, è bene spesso nel percuotere così impetuosa come vedi impetuosi i maschi delle pecore nel dare di cozzo. I Gotti ammanirono similmente fasci di legna e di canne senza numero per valersene gettatili nella fossa ad agguagliare il terreno, acciocchè le macchine potessero a tutt’agio trascorrerlo, e con tali apprestamenti sapeva loro mille anni di procedere all’assalto.

II. Belisario poi collocò sopra le torri alcune macchine dette baliste, le quali sono foggiate a guisa d’arco, sporgentevi al disotto in fuori un vuoto corno, retto da lenta catena e sostenuto da ferrea sbarra. Coloro adunque che vogliono usarne per ferire il nemico, annodata alle teste del legno che figurano le due estremità dell’arco forte cordicella, adattano nel vano del corno una saetta, lunga solo metà di quelle solite porsi nelle faretre, ma quattro volte più larga, nè guernita delle consuete penne, sì bene di sottili legni inseritivi di maniera da rassembrare al tutto una freccia. Dopo avervi da ultimo conficcata una punta grande in ragione dello spessore di lei, molte braccia da’ suoi lati con idonei artifizj tendon la corda; il perché di poi col repentino rallentamento di questa un tale ordigno avventa la saetta con tanta forza quanta agguagliar potrebbero per lo meno due tiri di balestrieri, cosicchè giunta a colpire alberi o pietre di subito le spezza. Tale si è la macchina che trasse il nome suo dal lanciare con impeto grandissimo gli strali. Costruirono parimente sulle merlature altre macchine da gittar sassi, ed onagri sono appellate. Posero di più alle porte fuori del muro i cosiddetti lupi formati