Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/138

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128 GUERRE GOTTICHE

non meno di mille guerrieri la vita. Di là a pochi giorni il condottiero mandò fuori Mundila pretoriano e Diogene, valentissimi entrambi nella guerra, con trecento pavesai per compiere altro simigliantissimo badalucco; ed il nemico venuto ad incontrarli mentre eseguiva gli ordini avuti toccò nella stessa guisa di prima un rovescio ben anche maggiore. Spediti finalmente una terza volta trecento cavalieri col duce Oila pretoriano all’uopo di ripetere l’egual faccenda, ebbero pur questi non meno propizia la fortuna. In tre scorribande pertanto, come scrivea, Belisario fe’ mordere il suolo a ben quattro mila Gotti.

II. Ora Vitige non considerando avervi nel condurre gli eserciti due che molto differenti, il dar di piglio alle armi ed il valersene con prudenza ne’ combattimenti, si pensò poter anch’egli di leggieri mettere a soqquadro il nemico se con piccola mano di gente andasse ad investirlo. Il perchè ingiugne a cinquecento cavalieri di appressar le mura, e fare a tutto l’esercito di Belisario l’eguale accoglienza che aveanne già eglino stessi replicatamente ricevuta. E quelli pervenuti sopra un’altura non lunge da Roma gran tratto più d’un tiro d’arco stettervi a bada. Ma il duce imperiale spedisce lor contro mille scelti guerrieri con Bessa, i quali sorprendendoli scaltramente da tergo e con un nembo continuo di dardi uccidendone molti costringono valorosamente gli altri a sloggiare di là e a discendere al piano, dove appiccatasi ostinata pugna la maggior parte de’ Gotti vi giuntò la vita, ed i pochi superstiti al tornare ne’ campi il re accoglievali con forti rabbuffi quasi fossero stati