Pagina:Opere di Raimondo Montecuccoli.djvu/40

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di accampar con vantaggio, salute de’ piccioli eserciti, vi fu dimostrata sottilmente, e i Capitani appresero viemeglio a ricoverarsi in quelle fortezze, che tra’ monti, fiumi e foreste delineò la stessa natura. Piacque a’ letterati la nitidezza del metodo, e nella immensità delle materie la brevità prodigiosa, lo stile non inculto, e non soverchiamente ornato, libero de’ vizj del secolo, e tanto eloquente di cose da negliger volentieri la splendidezza delle parole. Parve maravigliosa la erudizione sparsa per tutto il libro, la quale, raccogliendo in un prospetto la sperienza nuova ed antica delle bellicose nazioni, le lodi, i biasimi, le virtù, gli errori, i chiari fatti, gli illustri capitani, mai non degenera nel lusso, e mai non trapassa i limiti della opportunità. Un uomo elevato di tanto intervallo sopra gli altri uomini del suo tempo, e della sua professione, doveva a un tratto eccitare e la ammirazione nel pubblico, e la invidia nella Corte34. Quella invidia, che Camillo e Scipione liberatori della lor patria, che il prode Xantippo, e il giusto Aristide trasse a tristo ed oscuro esiglio, quella stessa più volte intentò gravi ed acerbe molestie al liberatore dell’Imperio e della Cristianità! La invidia che prendendo colore di zelo, scusa sotto il titolo della sincerità la calunnia e la frode: che moltiplica le lodi, dove elle sono superflue e inopportune, per meglio riserbare alle opportunità i biasimi e le censure: che ammaestrata di tutte le vie sotterranee, per le quali si nuoce alla virtù, vegliante sempre con guardia gelosa al passaggio delle anticamere e de’ gabinetti per allontanare dal Trono la paventata verità, umile e pronta a qualunque mezzo, ancorché turpe ed indecoroso, dove giovi a conciliar favore, superba dopo l’intento, e fiera a conculcar l’oppresso merito: quella invidia stessa poco mancò che non deprimesse il Montecuccoli, che non potesse ella sola quello, che né gli indomiti Svedesi, né gli impetuosi Ottomani, né la scienza e l’accorgimento del gran Turenna avevano potuto. Pur la luce e la forza del merito di Raimondo fu così splendida e vigorosa, che le armi della invidia non produssero lungo effetto e durevole, cosicché egli, a malgrado de’i