Pagina:Opere di Raimondo Montecuccoli.djvu/41

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colleghi suoi, trionfò assai volte nel campo, trionfò similmente, ad onta degli emuli, alla Corte; dove, quando la sua persona dalle ferite, da’ disagi e dagli anni debilitata, non gli permetteva di condurre eserciti, ei nondimeno dalla prima sede del consiglio di guerra ne fu legislatore e giudice supremo. Nel qual grado, non mai disgiunto dal suo Signore Leopoldo Cesare, ei morì, seguendolo in Lintz l’anno del secolo ottantesimo primo, e della età sua settantesimo terzo. Il suo sepolcral monumento si illustrò di tanti titoli, quanti mai possono adunarsi in un privato, se privato può dirsi quegli, che il sublime Collegio dell’Imperio annoverò tra’ suoi Principi. Su la sua tomba pianse la Milizia un Capitano, nel quale convennero la prudenza di Fabio, la fermezza di Scipione e la celerità di Cesare: la Religione l’osservator più leale del suo culto e de’ suoi decreti: la Civil società il più gentil cortigiano, e il più culto cavaliero: la Filosofia il cuor più fermo alle avversità, e nelle prosperità il più modesto: le Lettere non meno il coltivator loro, che il lor protettore munificentissimo. Su la sua tomba la Germania armata ricorda il suo liberatore, e il maestro degli eserciti suoi: la Germania erudita ricorda la promossa per lui Filosofica Società de’ Curiosi della natura, e con essa il moltiplicato patrimonio delle scienze35. Su la sua tomba l’Italia si riconforta delle ingiurie del tempo e del ferro, dell’Imperio perduto, e de’ suoi lunghi e crudeli infortunj, quando, periti tutti gli argomenti della Romana grandezza, tanto ancor le avanza della Romana virtù.