Pagina:Patria Esercito Re.djvu/102

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84 parte prima

gli si bagnarono le labbra colla buccia del limone, per rianimarlo.... L’amico tentò allora uno sforzo supremo... e quando sentì che il confine era poco lontano, fu tanta la sua gioia, che i suoi muscoli si rinvigorirono, ripresero nuova lena; e così, contornando le tre vette del Generoso e scendendo per ertissimo sentiero, tutta la comitiva vi era arrivata sana e salva a Mendrisio.„

Certi che il nostro buon amico Giulio non vorrà intentarci una causa per diritto d’autore, torniamo sul battello a vapore, riprendiamo il colloquio troncato a metà, e ridiamo la parola al profugo compagno di viaggio.

— Vai dunque ad arruolarti? — chiese l’Esengrini.

— S’intende.

— In che arma?

— Possibilmente in cavalleria.

— Come me! — esclamò egli, contento di trovare un compagno.

— Hai già scelto il reggimento?

— Sì; Cavalleggeri di Monferrato.

— Perchè in Monferrato?

— Perchè in quel reggimento serve un fratello di mia madre: il capitano Ristori.

Stefano e Luigi Majnoni.

— E allora, in Monferrato ci vengo anch’io. Faremo il soldato insieme. La tua compagnia mi sarà di lieto augurio.

Ed ecco che, da Torino recatici a Vigevano, dove il reggimento era di guarnigione, ci arruolammo; e, insieme, dopo pochi giorni, prestammo il giuramento. — Quel giuramento che, allora si faceva in chiesa, con una certa solennità, davanti all’altare di Dio. Quello che, allora, rappresentava l’altare della patria!

Intanto a Vigevano ci avevano preceduti: i due fratelli Majnoni, Stefano e Luigi; l’Ernesto Turati, l’Augusto Verga, Luigi Rosales, Luigi Mazzoni, Franco Fadini e G. B. Nava; de’ quali avremo occasione di parlare più avanti.