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262 parte prima

nel 1859, a S. Martino, la Medaglia d’argento. Felice comandò Nizza dal 1867 al 1877, e morì nel 1886, lasciando un figlio, Gino, ora ufficiale superiore nell’esercito.

Ma la lista dei Brunetta, soldati, non si ferma alla prima generazione! Appartiene alla seconda quel conte Enrico, figlio di Augusto, ufficiale nei Lanceri Novara nel 1859-60, e capitano di Stato Maggiore a Custoza nel 1866, ch’era decorato della Medaglia d’argento al valore, e morì tenente generale comandante, nel 1897, la Divisione militare di Perugia. Vi appartiene quel conte Carlo, tenente nei Lanceri di Firenze, che nella Campagna del 1866, si guadagnò a Monzambano, ufficiale d’ordinanza del generale Pianell, anch’esso la medaglia al valore. Di quel giovane ufficiale, il generale Pianell, nelle sue lettere intime alla moglie, scrive con ammirazione ed affetto. Carlo veste l’uniforme di Tenente Colonnello nei Cavalleggeri di Alessandria ed è nella Riserva.

Finalmente, Pietro, morto anch’egli da poco tempo, sul petto del quale brillava quella medaglia d’oro di cui ora facciamo la storia; e che lasciò nell’esercito un erede del suo buon sangue, un altro Eduardo, passato non è guari maggiore.

Era naturale che durante la festa di Borgovercelli, le cure e le attenzioni dei convenuti fossero specialmente rivolte verso il superstite dei sette, il tenente generale Pietro, ivi presente. La figura maschia dell’antico bersagliere non risentiva ancora, tranne nel candore del pizzo e de’ baffi, gl’insulti del tempo. Movimento, atteggiamento, parola, tutto era ancora in lui spiccatamente militare. Chi lo conobbe, sa ch’egli era tempra d’acciajo, che sdegnava le lagrime; ma che negli affetti della famiglia, e nei dolori della vita, aveva il cuore tenero di una fanciulla. Chi poi lo ebbe come commilitone o come superiore, rammenta anche oggi, con fierezza e con tenerezza, il bel tempo passato insieme con lui, o sotto di lui.

Quando S. A. il Conte di Torino, con vivace e felice improvvisazione, sotto il padiglione della piazza Brunetta, prima, e dalla tavola del banchetto poi, additando il petto del generale Pietro, coperto dei più fulgidi segni del valore, esclamava: — “Specchiamoci in Lui!„ — Una specie di corrente magnetica invase tutta quella massa di ufficiali e di cittadini, e gli applausi si levarono simultanei con un fragore prolungato come di tuono.

E gli applausi e i viva si ripeterono quando, più tardi, a banchetto finito, il generale Brunetta, commosso dalle parole a lui dirette dal giovane Principe, si alzò con uno scatto quasi leonino, e con l’antico entusiasmo dei bersaglieri di Palestro, rivolto verso Sua Altezza, che commosso lo guardava, lui pure esclamava:

— Sono vecchio, Altezza!... Ma se un giorno il Re, o la patria, richiedessero ancora il mio braccio, sappiate che un resto di sangue rigo-