Pagina:Patria Esercito Re.djvu/294

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276 parte prima

rale, a cui quello spettacolo faceva strazio, ordinò che il ferito fosse portato indietro; fu infatti caricato su un muletto e tolto di là; mezz’ora dopo moriva, senza soffrire, e senza avere, nè prima nè dopo, subìto sevizie di sorta; e ciò il Generale assevera in modo positivo, invitandomi a riferirlo a Lei, don Giovanni. — Il Generale, che voleva bene al povero Giannino come ad un figlio, aveva intenzione fin dal principio della campagna, di tenerlo indietro; ed anche la vigilia della battaglia, il Generale stesso, (conscio della disgrazia già toccata alla famiglia da pochi giorni, colla morte del povero Carlo), avrebbe voluto mandarlo colla scorta, un po’ più al sicuro, meno esposto: ma dovette arrendersi alle insistenti e supplichevoli richieste del povero ragazzo, il quale, oltre al resto, poneva avanti il motivo di esser andato in Africa quale volontario, ed a lui quindi meno che ad ogni altro, si addiceva la parte che gli si voleva affidare, a cui lo si voleva quasi condannare. A quel linguaggio da bravo soldato, come avrebbe potuto resistere un altro bravo soldato, e bravo davvero, incontestabilmente, come il Generale Albertone? — Fu fatalità, quella fatalità le cui leggi sono imperscrutabili.

Il Generale Albertone avrebbe voluto egli stesso risponderle; ma specialmente in questi giorni, non ha nè tempo, nè la calma necessaria per farlo convenientemente. Anch’egli, per quanto ingiustamente, è una delle tante vittime fatte dall’Africa, ed i suoi guai non sono forse ancora finiti. Mi dimenticavo di soggiungere, avermi il Generale detto come, fra i meritevoli di ricompensa per la condotta tenuta in quella triste giornata, avrebbe anche segnalato il povero Giannino; e ciò facendo non avrebbe fatto altro che rendere giustizia al merito ed al valore di lui. Anche ciò, per quanto povero sia il compenso a tanta perdita, valga a lenire il loro cordoglio„.

Sia suggello alla bella lettera del colonnello Ripamonti — suggello immortale — il Decreto che conferiva a Giannino Frigerio, sottotenente di complemento nella Brigata Indigeni, la Medaglia al valor militare.

Decreto così motivato:

“.... Si recò ripetutamente là ove maggiore ferveva la lotta, per portare ordini del Comando di Brigata. Cadde mortalmente ferito inneggiando al Re e alla Patria.„



Abbiamo detto, in principio di questi cenni, che il fratello di Giannino — quel Carlo che doveva precederlo nella tomba — giunto alla stazione, nel momento del distacco, gli poneva in dito, come sua memoria, un anello d’oro collo stemma di famiglia.

Quell’anello ha una storia che sembra un romanzo, e che narriamo.