Pagina:Patria Esercito Re.djvu/353

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dieci anni dopo 335

vine nostro Sovrano, saprà dare migliore, e più artistica forma, a cotesto simbolo della sua sovranità, e della sua Casa.

Dunque pioveva e tirava vento; ma il Re fingeva non avvedersene. Rimase là per un’ora buona, seguendo tutte le mosse dei reggimenti, che si agitavano in un vero pantano. Perocchè l’acqua veniva giù a catinelle; e, ajutata dal vento, s’infiltrava anche sotto le nostre uniformi, riempiva i gambali, facendoci fare una cura Kneipp gratis, ma poco igienica.



Quel vento poi, quel vento era proprio nojoso!.. Esso, in compagnia di una pioggia minuta, insistente, ci accompagnò anche sul monte Croce; dove ripiantato lo stendardo, si rimase immobili un’altra buona oretta.

— Meno male che tira un po’ di vento! — disse il generale Ponzio Vaglia che m’era vicino. — Questo ci fa due servizi: serve ad asciugarci la bagnata di fuori, e insieme la sudata di dentro...

Confesso che di questa doppia utilità d’Eolo, che serve di essiccatoio di fuori e di dentro, era la prima volta che ne udivo a parlare. Ma chi vive impara.

Intanto scoccarono le undici. Il sole, a furia di combattimenti e di finte manovre colle nubi, si aperse fra quelle uno spiraglio momentaneo