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358 parte seconda

il 24 giugno 1866, avevano ammirato, nel giovane principe di Piemonte, la bontà leggendaria dei figli di Savoja. Condotto poi dal generale Morra, entrò in paese e salì nella storica cameretta di casa Gandini-Bottagisio, chiamata Stanza della Pace — essendo stato, su quel tavolino, firmato il trattato di Villafranca dallo sventurato Napoleone III, e dal non meno sventurato, Francesco Giuseppe Imperatore e Re.



L’andata di S. M. in luogo tanto lontano, e a cavallo, doveva necessariamente richiedere un’assenza di parecchie ore. Prima di mezzogiorno era impossibile che fosse di ritorno. Quel povero conte di S. Martino, tornando a pesarsi dopo la trottata, avrebbe almeno avuto la consolazione di vedersi diminuito di qualche chilo!

Ma la gita del Sovrano diede anche ai suoi aiutanti l’agio di prendersi un po’ di spasso.

Per la qual cosa, combinammo col nostro buon amico conte Paolo di Revel, una corsa in città, dove si trovavano riuniti tutti gli ufficiali dei sei reggimenti di cavalleria, che dovevano fraternamente raccogliersi a solenne banchetto nell’ampia sala del ristorante Masprone.

Accettata la proposta, attaccati i cavalli ad un legnetto leggero, eccoci sulla via di Verona.

La città Scaligera era tutta in moto. Pareva un mondo nuovo per animazione cittadina e per scintillare d’armi e di armati. Il così detto