Pagina:Patria Esercito Re.djvu/421

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epilogo 403

e fecondo di ogni bene nel cuore della donna — termina lo ispirato canto:

«Così, sculto qual legge, andria il tuo nome
nel volume per te reso immortal;
così la tua virtù splenderia, come
splende in un serto gemma imperïal!»

Ora noi non possiamo a meno di compiacerci verso noi stessi nel riflettere che, se tali manifestazioni poetiche rivelano la nobile anima di chi le pensa e le scrive, sovratutto ci dicono da quale nido purissimo sia uscita quella principessa che oggi è diventata tanta parte della grande famiglia italiana.

Ecco dunque che, fusi in sublime armonia la intelligenza e il sentimento, splende un raggio fulgido sulla fronte del giovane Re d’Italia, pegno di prosperità e di salute della patria cara. Quello stesso raggio che lo ispirava, con fine potenza sensitiva, d’imporre al fonte battesimale della sua primonata — insieme ai nomi di Margherita e Milena — quello di Iolanda di Francia, duchessa di Savoja; sicuro in ciò, che il nome immortale della saggia sposa del Beato Amedeo, dovesse tornare, del pari gradito, e alla Regale madre sua, e alla madre della sua sposa e Regina.

Così confidiamo, non debba tornare a S. M. sgradito, che noi, dopo ricordati i nomi venerati degli avi e del padre suo, dopo aver ricordate alcune pagine di gloria di quell’Esercito di cui è Capo, ci siamo permessi di far vibrare la nota, che deve tornare più dolce al suo cuore di marito o di padre.

Nel chiudere poi questo volume — nel quale abbiamo tentato di versare tutto quel poco che ancora ci rimane degli antichi palpiti — mandiamo reverenti un saluto, memore e riconoscente, verso quei vivi e verso quei morti, che coll’opera e col sangue, col senno e colla mano, hanno sperato di rendere — colla libertà — unita e grande la patria.