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i volontari 79

— Perchè aveva il viaggio più comodo.... Poche ore di ferrovia.... e tanto di passaporto.

— Beato lui!... E come l’ottenne?

— Colla musica!... Pare che questa cosa non sia sospetta all’Austria... Poi Giulio non era soggetto alla leva.

— Vedo.

— Però, nel far fuggire me, rischiò la pelle anche lui!

— Bravo Giulio!

— Lo conosci?

— Chi non conosce a Milano il buon Giulio Ricordi?... Ma non mi hai ancora detto come sei partito... E in qual modo Giulio ti ha aiutato...


Qui domandiamo perdono al lettore, se, per quel po’ ancora di modestia di che può essere capace un vecchio radoteur — trattandosi di cosa che personalmente lo tocca — egli, per soddisfare l’amico, preferisce di far narrare l’avventura dallo stesso Giulio Ricordi, saccheggiando, in parte, un suo brillante articolo che sotto il pseudonimo di Ixipsilonzeta pubblicava in un opuscolo intitolato Primavera della vita.

“.... Il Governo austriaco faceva sorvegliare attentamente i confini al punto che, dalla parte di Magenta, lungo il Ticino, era quasi impossibile sfuggire ai moltissimi gendarmi scaglionati presso il fiume. Anche il confine svizzero era sorvegliato: ma la regione montuosa, le straducole ben note ai contrabbandieri, il lungo sviluppo della linea di confine, vi rendevano più facile lo sfuggire agli occhi dei gendarmi o dei soldati austriaci. Dal Monte Olimpino, per Chiasso, il passaggio era facilissimo. Ma questa cuccagna durò poco, perchè ben presto quella parte di confine venne rigorosamente chiusa con numerose pattuglie. Bisognava allora tentare la via dei monti, la quale per la stagione invernale, era assai disagiata e pericolosa.

Una sera, in casa mia, uno de’ miei migliori amici mi dice:

— Ho deciso di andarmi ad arruolare nell’esercito piemontese.

— Bravissimo, a rivederci a Torino.

— Ma è affar serio l’andarsene! Con quanti mi sono confidato, nessuno mi seppe dare un consiglio pratico e tracciarmi una via sicura; se mi pigliano, sono certo d’essere deportato in Boemia od in Galizia, incorporato in qualche reggimento austriaco!

Certo, l’affare era serio: ma nulla v’era d’impossibile allora, ed a quella benedetta Torino bisognava assolutamente andarci, in un modo o nell’altro. — Dopo molto discutere, studiare, far piani, sclamai:

— Scapperai dal lago di Como! So come fare.... ci penso io!„ — E lì espongo il mio piano, e si decide la partenza pel posdomani.