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marzo 110


E una lepida quercia a una rugosa
     Sua vicina dicea: ― Monna Ghiandosa,
     Rammentate il seicento?
     20Fu in maggio, se non erro,
     Di quell’annata, la maggior tempesta.
     Un mio ganzo, un bel cerro,
     Asfissiato morì nel turbinìo,
     E noi, bontà di Dio!
     25Siam vive e sane, e brille
     Toccheremo il duemille! —
     E che pensava il fiorellin divelto
     Udendo il cicalìo della vegliarda?
     Egli che all’alba ancor non era nato
     30Morir canuto a sera avea sperato...
     Nel fango invece a mezzodì giacea,
     E dolorando l’anima rendea.