Pagina:Penombre.djvu/113

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a un feto 111

     E noi dei versi apostoli,
     Tu della scienza duce,
     Nella beata luce
     Barcolleremo insiem!

105E chiederem l’Ippocrate
     Che insanguinò le mani,
     Palpando nelle viscere
     I patimenti umani;
     E ascolterem vocaboli
     110Di desinenza achea,
     E la superna Idea
     Al fango aggiogherem.

Saprai che, da quest’orride
     Burle della natura,
     115Tutto un sistema eressero,
     Tutta una legge oscura;
     Che multiformi eserciti
     Di mostri in lunghe serie
     Espongono miserie
     120Al prossimo che vien.

E ha già segnato il numero
     Il povero bambino,
     E un bel nome scientifico,
     E il cippo cristallino,
     125Prima ancor che sul lugubre
     Letto la madre frema,
     E che nell’ansia estrema
     Se ne insudici il sen.