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122 pensieri e discorsi

o il suo plaustro o il suo cacciatore aveva viaggiato. Si trovava in un luogo diverso del primo. E così vedeva che il cielo si moveva incessantemente. Non anche per noi si muove il cielo, e noi restiamo immobili? Chi di noi, pur sapendo di astronomia molto più di me che non ne so nulla, sente di roteare, insieme col piccolo globo opaco, negli spazi silenziosi, nella infinita ombra constellata? Ebbene: è il poeta, è la poesia, che deve saper dare alla coscienza umana questa oscura sensazione che le manca, anche quando la scienza gliene abbonda. E non dico che la poesia non ci si sia provata; ma in parte ed ancora in modo imperfetto. Ricordo un punto sul quale si esercita la poesia: la infinita piccolezza nostra a confronto dell’infinita grandezza e moltitudine degli astri. Ricordo il Leopardi e il Poe, e potrei ricordare molti altri. Tuttavia sulle nostre anime quella spaventevole proporzione, non ostante che i poeti nuovi fossero aiutati, nel segnalarla allo spirito, dai poeti della prima èra, quella spaventevole proporzione non è ancora entrata nella nostra coscienza. Non è ancora entrata... perchè, se fosse entrata, se avesse pervaso il nostro essere cosciente, noi saremmo più buoni.



IX.


Io dico che l’emanazione poetica della scienza, il giorno che l’avrà, è destinata a render buono il genere umano. O poeti dell’avvenire, voi dovete riuscire in ciò in cui i poeti del passato hanno fallito. Hanno fallito: e questo oppongo a chi dice fallita la scienza. Hanno fallito: perchè, non consolare questo