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l’èra nuova 125

L’ucciso nel nulla: l’uccisore nel nulla: non resta che il delitto, senza castigo e senza perdono: incancellabile! irreparabile! eterno!

Questa è la luce. La scienza in ciò è benefica, in cui si proclama fallita. Essa ha confermata la sanzione della morte. Ha risuggellate le tombe. Ha trovato, credo, che non si può libare il nettare della vita con Giove in cielo. Il rimprovero che le si fa, è il suo vanto. O meglio sarà, quando da questa negazione il poeta sacerdote avrà tratta l’affermazione morale: il poeta, cioè il fanciullo che d’or innanzi veda, con la sua profonda stupefazione, non più la parvenza, ma l’essenza. Chi sa immaginare le parole per le quali noi sentiremo di girare nello spazio? per le quali noi sentiremo di essere mortali? Perchè noi sappiamo e questo e quello; non lo sentiamo. Il giorno che lo sentiremo... saremo più buoni.



XI.


E saremo anche più mesti. Sia pure. Ma non vedete che appunto nella mestizia l’uomo differisce dalle bestie? e che progredire nella mestizia è progredire nell’umanità? E poi, che gioia è veramente in quell’alcoolismo morale, con cui l’uomo cerca di nascondersi il proprio destino? E poi che gioia è negli ululi dello sfrenato carnovale, con cui l’uomo protesta contro la sua evoluzione? Uomo, abbraccia il tuo destino! Uomo, rassegnati ad essere uomo! Pensa nel tuo solco: non delirare. L’amore, pensa, è ciò che non solo di più dolce, ma di più sacro e e di più tremendo tu possa fare; perchè è aggiun-