Pagina:Pensieri e discorsi.djvu/156

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144 pensieri e discorsi

famiglie chiuse e solette; che la mamma, per accarezzare i piccini, si dimentica, e a poco a poco si disavvezza, di accarezzare i grandicelli; e questi per il mancare delle carezze della infanzia prendono a poco a poco la serietà dell’adolescenza; e la madre si sente da quella serietà nuova sempre più contrariata a riprendere con loro la soavità antica: oh! ma si provi! Appena ella preme con la mano quasi sospesa, un poco, i capelli del suo fanciullone, questo le concede tutto il collo, tutto il capo, tutto il viso e ritrova con la sua bocca la cara adorata bocca, e scivola sulle ginocchie materne, e dà e riceve i baci d’una volta, e risente e ripete le paroline d’un tempo. C’è solo, di qua e di là, qualche lagrima ora, che allora non c’era.

Dove ero rimasto? Ah! A lei i giovani vogliono bene, onorevole Martini, perchè ella mostra loro, quel, diciamolo affetto, ma è un sentimento, che esercitato tra uguali, e da inferiore a superiore, si chiamerebbe più propriamente “rispetto„. Perciò sperano da lei i giovani: e lo dico io che non sono più giovane e non uso sperare più, e non sarò quindi sospettato; e lo affermo io, che sperimentai codesta sua bontà riguardosa, che era di superiore perchè pareva d’uguale; io con altri molti, e quindi sarò creduto. Fu per la famosa Commissione, si ricorda? quando ella convocò una ventina di professori secondari (che scandalo!) di latino, per ragionare e consultare... di che, Dio mio? di banchi, di scuola, di abbecedari? No: lo scandalo fu grande, perchè ci convocò a discorrere appunto di latino. Noi? Proprio noi. Ma secondari proprio? Secondarissimi: c’era l’Ercole, il Moratti, il Ronca, il Brilli, il Cima, il