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182 pensieri e discorsi

dell’arte! Guai! Guai! Per ora, non c’è che dire, tutto è andato bene; ma non bisogna, credo, conservare un istituto che può finir male. A ogni modo il sistema non sarà abbandonato per gl’inconvenienti che abbia presentati esso (non se ne può, credo raccontare alcuno), quanto per i vantaggi che dà a sperare l’altro: il sistema d’origine. Qui, come in tante altre cose, sembra fatale il ritorno alle sorgenti.

Si tornerà dunque al sistema di origine. Quale e quanto ne sarà il benefizio! Accennerò il principale.

Gl’insegnanti non voleranno, come ora è necessità per loro, a guisa di spole, su e giù per l’Italia, ma si fermeranno nel luogo dove tanto onore fu lor fatto, e ivi formeranno la loro scuola e stabiliranno una tradizione. Di più si creerà un magnifico collegio di dottori, stretti alla studentesca e alla regione e alla città; che si identificheranno, per così dire, con la natura e con l’anima di quelle. Essi descriveranno la fauna e la flora del paese, misureranno e narreranno il loro mare e il loro suolo, studieranno il corpo e la psiche del loro popolo, racconteranno di questo le glorie e proclameranno le necessità. L’Ateneo sarà la grande officina delle idee, sarà il grande laboratorio delle esperienze, sarà il campo e la peschiera modello, la scuola modello, l’ospedale modello, il... sì, voglio dirlo: il parlamento modello. Lì saranno discussi i pubblici problemi, di lì saranno illuminate le coscienze, di lì verranno, al popolo incerto, al popolo che vagola nel buio, le designazioni politiche, non, come troppo spesso succede, da un’anticamera o da una cassaforte. Arderà lì, o giovani cari, il fuoco immortale che dia luce e