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206 pensieri e discorsi

in un’altra, ma che c’è veramente, retaggio, per me, d’una colpa primitiva, per voi, d’un’antica bestialità.

Ebbene io lo tagliai, quel nodo, con una spada che arrotai alle cote della sventura, e così fui libero, e (ciò che gl’ignavi non seppero o poterono fare) io volli volere, e mentre colui che fece il rifiuto, non fu nulla e non ha nome che lo distingua, io fui io. —

E sottentra il poeta dell’azione, Garibaldi, il quale, interrogato in suo vivente, di che parte o partito fosse, come avrebbe risposto? — Io mi feci parte per me stesso — avrebbe risposto. — Io sono io — avrebbe risposto. In verità, egli aveva quella spada affilata, e tagliò via via il nodo che impacciava la sua anima. Egli congiurò contro Carlo Alberto, e ne fu bandito e condannato a morte ignominiosa; ed egli combattè per Carlo Alberto. Egli aveva, a bordo della sua nave da traffico, bevuto il verbo de’ nuovi cristiani; e offriva il suo braccio al pontefice de’ cristiani vecchi. Egli aveva a Marsiglia stretto la mano di Giuseppe Mazzini, e ora gli aveva detto, e sempre s’era sentito rispondere; e a Teano salutava Vittorio Emanuele, col grido: Salute al Re d’Italia! Dopo la battaglia del Volturno, si rivolgeva “a coloro a cui Dio confidò la santa missione di fare il bene„, e proponeva gli Stati uniti dell’Europa e la fine di ogni guerra. Da un congresso per la pace, moveva le armi contro Roma e per Roma. E sul suo capo incanutito in quaranta battaglie, e in nove e più fra insurrezioni e guerre, mandava i suoi placidi raggi “il sole dell’avvenire„.