Pagina:Pensieri e discorsi.djvu/243

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l’avvento 231

con lunga esperienza, scegliere tali sostanze con cui aver luce nelle sue notti, e con lunga esperienza ha saputo l’ape scegliere tale cibo con cui fare il miele e la cera; e le formiche hanno i loro granai, e i castori hanno le loro città. L’intelligenza e la conservazione della vita sono tra loro in tal nesso, che se chiamate istinto naturale quest’ultima, dovete chiamare istinto anche quella prima. E istinto vuol dire qualcosa a cui non possiamo sottrarci e che s’impone come una necessità. E non c’è mirabile opera umana, non c’è macchina, non c’è traforo di monti, non c’è navigazione di mari, non c’è volo tra le nubi, non c’è asservimento di forze cieche e libere, che, considerati da esseri più perfetti, i quali dimorino in altri pianeti, non facessero loro pensare che noi abbiamo ubbidito, con ciò, alla stessa necessità a cui i conigli, che so io, gli uccelli e gli insetti alati, le lucciole e i ragni. Quando e dove l’abitatore dei pianeti lontani comincerebbe a pensare che noi siamo essenzialmente diversi dai ragni tessitori e dalle lucciole fosforescenti?

Quando e dove vedesse, che noi facciamo qualcosa contro quell’istinto, quando e dove riconoscesse che noi abbiamo conquistato o andiamo conquistando — che cosa? — La libertà! quando cioè e dove stupisse, che alle madri degli uomini non basta dare il loro latte ai loro piccoli e provvedere al loro sostentamento, fin che non siano atti a fornirselo da sè; ma vogliono anche educarli, istruirli, tremare e piangere e tribolare per loro tutta la vita; che ai padri degli uomini non basta aver fecondata la femmina, ma si trattengono presso lei, e non solo l’aiutano ad alimentare i piccini, ma diventano i loro più