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284 pensieri e discorsi

III.


Perchè colui che celebrerà questa messa d’oro, dopo cinquanta anni di sante preghiere e buone opere, è il buon vescovo confessore d’Italia, Geremia Bonomelli.

Io imagino d’entrare nella chiesa. E amo di figurarmi, contro, forse, verità, una chiesa campestre e umile di villaggio; di Nigoline, forse, suo villaggio nativo: tutta odorata di spigo e di garofani. Là, io penso, si deve compiere il dolce rito anniversario... Ma, sul vestibolo, alcuni, ossuti, mi sembra, e tetri, che nascondono con le nere persone il lucciolìo, là dentro, dell’altare, mi fermano e mi chiedono: “Che vieni a far qui tu? Credi tu?... Speri tu?... „

Io abbasso tristamente gli occhi, cercando in fondo al cuore una risposta; e poi alzo gli occhi e il mento, e interrogo io:

“E voi credete? E voi sperate? Il rapido che risulta da un vostro cenno sdegnoso, m’empie di confusione. Voi in vero credete e sperate anche meno di me, pur presumendo molto più. Al posto delle due luminose virtù, voi avete la cieca superbia, voi che dovreste essere imitatori del Dio che discese e si umiliò. Perchè voi mostrate di non ricordare che virtù sono codeste fede e speranza che vi arrogate con tanta semplicità; e superbia è arrogarsi le virtù, quali unque siano; che se sono poi virtù difficili, laboriose, eroiche, attribuirsele con un gesto di spregio, è orgogllio di Satana impazzito. — Se siamo eroi?! Eccome! Perfetti, siamo, sicut dii; e non solo sappiamo il bene e il male, ma non facciamo il male