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il fanciullino 43

XV.


Con tutto questo, che speri tu? che fine hai? Ritorno, come vedi, al primo detto. Essere utile a me? No, s’è detto. Recar utile agli altri? S’è detto che, se mai, non lo fai apposta: dunque non è il fine tuo, codesto. Dilettar te stesso? Ecco: se questo fosse il tuo fine, tu chiuderesti dentro te la tua visione, e te la godresti tra te e me, senza quei tanti struggimenti che ci sono per comunicare la visione agli altri. O dunque?

La gloriola...

O povero fanciullo!

Pensa, o fanciullo, quante altre cose potrei fare con maggiore rispondenza a codesto fine. Da condurre un esercito a volare sulla bicicletta, tutto, o quasi tutto, meglio porta alla meta della vittoria e della gloria. Ma poniamo che ci si arrivi anche “sulle ali del canto„. Qual disgrazia sarebbe mettersi in questa via, e per te e per me! Prima di tutto, ne andrebbe molto tempo. La gloriola vuole mutui uffici. Io devo conversare, e per lettere e a voce, sì con quelli che coltivano medesimi campi, e chieder loro e averne notizie sull’efficacia d’un concime che usiamo, e dar loro e riceverne augurii e rallegramenti per un buon raccolto che speriamo d’avere o abbiamo avuto; sì con quelli che professano soltanto di fornir le pianticelle, i semi, i concimi chimici, gli strumenti agricoli, a mano e a vapore. Quanto studio, quanta diligenza e pazienza si richiede per siffatta coltivazione! Bisogna raccattare tutti i cocci, come fanno i contadini, per seminarci e tra-