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80 pensieri e discorsi

fronte, si trovano nella biblioteca dei conti Leopardi. Il paragone del cardinale arcade è questo: “Come un malato si avvoltola nel letto con le membra inferme, ora adagiandosi sul lato sinistro, ora sul destro: e non giova: di che alza gli occhi, resupino: e non trova il sonno e sempre lo cerca; ciò che prima gli piaceva, poi lo tormenta e tortura; e non guarisce il suo male e nemmeno ne inganna la noia„. Si vede che dai tre versi di Dante “simigliante a quella inferma Che non può trovar posa in sulle piume Ma con dar volta suo dolore scherma„, si sono svolti alcuni particolari, che poi si ritrovano nel Manzoni e nel Leopardi.

Dice per esempio il Polignac: “Quod illi Primum in deliciis fuerat„; dice il Manzoni: “e si figura che ci si deve star benone„. Dice il Polignac: “Ceu lectum peragrat... In latus alternis laevum dextrumque recumbens: Nec iuvat... Nusquam inventa quies; semper quaesita„; e il Leopardi: “comincia a rivolgersi sull’uno e sull’altro fianco... sempre sperando di poter prendere alla fine un poco di sonno... senza essersi mai riposato, si leva„. Ma si può opporre che tutto era già in Dante o, prima di lui, in Giobbe, e che non c’è bisogno di credere che il Leopardi e il Manzoni vedessero il Polignac. Or bene: nella prefazione dell’Anti-Lucretius, si racconta che il Cardinale, malato a morte, non trovando pace nel suo letto di dolore, si ricordò di quei suoi versi “nei quali paragona l’anima che ammalata e agitata dalla passione delle cose terrene non trova mai pace, a un corpo infermo„. Si ricordò di quei versi e ripetè quel suo pensiero in alcuni altri versi bellissimi, cui gli astanti nel loro dolore, dimenticarono tutti, fuori, di uno: