Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/20

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Altre Lapidi furono ritrovate ne’ contorni di Vervò, ed unite in Castel Brughier; ma sono talmente mancanti, che per quante diligenze usate non si può ricavare il vero significato delle medesime; onde crediamo doverle tralasciare1.

Era costume de’ Romani stabilito dall’istesso Romolo fondatore di Roma, come si ha nella di lui vita in Plutarco, che le diverse popolazioni avessero fra i Patrizi di Roma un protettore detto Patrono, che di loro tenesse particolar cura, e difesa, lo che succedeva anche colle colonie. I Romani dopo la conquista di Trento v’avevano mandato colonia di lor nazionali, che s’erano sparsi per tutto il territorio, e Caio Valerio Mariano sopra riferito fra i molti suoi titoli porta anche quello di Patrono della Colonia pubblica. A diversi rami della famiglia Valeria conviene sia stato conferito il patronato delle diverse adiacenti Valli. Onde in Poja, nella Pieve di Lomasso della Giudicaria, c’è una Lapida coll’inscrizione:

FORTVNAE
REDVCI
L. VALERIVS
JVSTVS
EX VOTO

Ma più espressiva è quella di una tavola, di cui ora ragiono. L’anno 1595 in Nardò nel Regno di Napoli fra i rottami di un antichissimo edifizio fu ritrovata una tavola di bronzo, e Pietro Polidoro Patrizio di Lanciano2 ne divulgò l’inscrizione appresso il celebre P. Angiolo Calogerà Padovano Monaco Camaldolese nel Tomo settimo degli Opuscoli scientifici, e filologici n. 18. dell’Edizione Veneta del 1731 pag. 17.

Lo stesso Polidoro la accompagna con un erudito Commentario, nel quale dice, che più probabilmente appartiene agli Anauniesi, fra i popoli Alpini da Plinio detti Naunes, o Genaunes3. L’inscrizione è questa:

  1. Come per esempio la Lapida:

    J O V I
    ET . DIS . CONSER
    VATORIBVS . PRO
    SALVTE ........
    ........ PER
    culo LIBERATVS
    JVSTINVS . DICAVIT

    Vegg. Mus. Ver. pag. CCCLXXX. n. 4.

  2. Questi benefiziato nella Basilica Vaticana viveva anche nel 1736 auditore del Cardinal Annibale Albani.
  3. Marcellino, e Probino furono Consoli l’anno 311, locchè concorda co’ fasti Consolari; spiega inoltre il citato Autore le Lett. iniziali della 12. linea in questo modo: quod de ea re fieri placuit, de eadem re ita censuerunt.