Pagina:Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu/187

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la sonata del chiaro di luna, ecc. 183

materiale più virile. Ammirava tuttavia Franco nella sua musica più che se fosse stato un grande maestro; trovava in questa espressione quasi segreta dell’animo suo un che di verginale, di sincero, la luce di uno spirito amante, il più degno d’essere amato.

Egli non s’accorse di lei se non quando si sentì sfiorar le spalle da due braccia, si vide pender sul petto le due piccole mani. «No, no, suona suona» mormorò Luisa perchè Franco gliele aveva afferrate; ma cercando lui col viso supino, senza rispondere, gli occhi e le labbra di lei, gli diede un bacio e rialzò il viso ripetendo «suona!» Egli trasse giù più forte di prima i due polsi prigionieri, richiamò in silenzio la dolce, dolce bocca; e allora ella si arrese, gli fermò le labbra sulle labbra con un bacio lungo, pieno di consenso, tanto più squisito e ricreante del primo. Poi gli sussurrò ancora: «suona.»

Ed egli suonò, felice, una tumultuosa musica trionfale, piena di gioia e di grida. Perchè in quel momento gli pareva di posseder tutta intera l’anima della donna sua mentre tante volte, pure sapendosi amato, credeva sentire in lei al disopra dell’amore, una ragione altera, pacata e fredda dove i suoi slanci non arrivassero. Luisa gli teneva spesso le mani sul capo e andava di tratto in tratto baciandogli lievemente i capelli. Ella conosceva il dubbio di suo marito e protestava sempre di appartenergli tutta intera ma in fondo sentiva che