Pagina:Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu/285

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è giuocato 281

d’immaginar le persone e le cose che aveva nel cuore, di conversar con esse.

Non era più il viaggiatore della natta che gli sedeva in faccia, era donna Ester tutta chiusa in un grande mantello nero e col cappuccio in capo. Ella lo guardava fiso; i begli occhi gli dicevano «bravo, Lei fa una bella azione, mostra molto cuore, non l’avrei creduto. L’ammiro, Ella non è più nè vecchio, nè brutto per me. Coraggio!» A questa esortazione di aver coraggio gli veniva una stretta di paura, gli scattava in mente la immagine della marchesa; e il rumor sordo delle ruote si trasformava nella voce nasale della vecchia dama che gli diceva: «Ss accomodi. Cosa desidera?».

A questo punto la diligenza si fermò e il professore aperse gli occhi. Porta Romana. Qualcuno aperse lo sportello, domandò le carte di sicurezza, e, raccoltele, si allontanò, ricomparve dopo cinque minuti, le restituì a tutti fuorchè al giovine elegante. «Lei scenda» gli diss’egli. Quegli impallidì, discese in silenzio e non ritornò. Dopo un altro minuto fu chiuso lo sportello, una voce ruvida disse «avanti!» Il signore della natta collocò la sua borsa da viaggio sul sedile rimasto vuoto: nessun altro viaggiatore diede segno di accorgersi dell’accaduto. Solo quando i quattto cavalli ebbero ripreso il trotto, Gilardoni domandò al prete suo vicino se conoscesse il nome del giovine e quegli rispose bruscamente «off!» girò verso il professore due occhi sgomentati e sospettosi. Il professore