Pagina:Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu/455

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in fuga 451

Anche Luisa era in piedi. Stava nell’alcova rammendando un paio di calze di Maria per metterle poi sul lettino dove aveva disposto le cosucce di Ombretta con la stessa cura di quando la piccina era viva. Non aveva voluto vedere nè l’avvocato nè Pedraglio. Dopo le smanie del funerale il suo dolore aveva ripreso quell’aspetto cupo che più dispiaceva al dottor Aliprandi. Non smaniava più, non parlava; pianto, non aveva mai. Il suo contegno con Franco era un contegno di pietà per l’uomo che l’amava e il cui affetto, la cui presenza le erano, malgrado lei stessa, indifferenti. Franco, sperando nell’impiego di cui gli aveva tenuto parola il suo direttore, aveva parlato di portar seco la famiglia a Torino. Lo zio, poveretto, era disposto anche a questo sacrificio ma Luisa aveva detto chiaro che piuttosto di allontanarsi dalla sua figliuola finirebbe nel lago come lei.



Franco, udita la proposta di partire senza Ismaele, si alzò e disse che andava a congedarsi da sua moglie. Nello stesso momento l’avvocato udì un passo nella strada. «Silenzio!» diss’egli. «È qui.» Franco uscì sulla terrazza. Qualcuno veniva