Pagina:Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu/513

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solenne rullo 509

sentir veramente il soffio e il rumor della guerra intorno a sè, di respirarla nell’aria! Nella quieta della Valsolda era un’ombra senza realtà; qui l’ombra pigliava corpo. Qui il dolore privato di Luisa, il dolore immenso che le riempiva intorno l’aria morta di Oria, s’impiccioliva a fronte della emozione pubblica ed ella lo sentiva e ciò le recava una molestia, un malessere indefinibile. Era paura di perdere parte del dolore proprio, come dire parte di se stessa? Era desiderio di sottrarsi ad un paragone che le ripugnava di fare? In pari tempo l’idea che Franco andrebbe a questa guerra, l’idea onde poco ella si era commossa in Valsolda, prendeva pure una realtà nuova nella sua mente, le dava delle scosse al cuore, lottava essa pure con l’immagine del Camposanto di Oria. Per la prima volta l’immagine del passato non era più sola, assoluta, onnipotente signora dell’anima sua; ne avesse pure sdegno quest’anima e rincrescimento, nuove immagini, immagini del presente e del futuro, le facevano assalto.

Lo zio cominciò ad aver freddo e discese sotto coperta.

«Fra poco più d’un’ora» diss’egli, «saremo a Isola Bella.»

«Sei stanco?»

«Niente affatto. Sto benone.»

«Però andrai a letto presto questa sera?»

Lo zio distratto, non rispose. Invece dopo un poco esci a dire: «Sai cosa pensavo? Pensavo che dovrebbe capitare un’altra Maria.»