Pagina:Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu/527

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solenne rullo 523

dello zio, parlava, parlava, nervosamente, volendo tener lontani altri discorsi, tener lontane con quest’ombra carezze troppo tenere. In pari tempo andava e veniva per la camera, pigliando e posando le stesse cose, un po’ per nervosità, un po’ con la intenzione che suo marito si coricasse prima di lei. Egli pareva dal canto suo molto occupato di una borsa a tracolla che non riusciva ad aprire. Finalmente l’aperse, chiamò sua moglie a sè, le diede un rotolo d’oro, cinquanta pezzi da venti lire. «Capisci» le disse «che almeno per qualche mese non potrò mandar nulla. Questi non sono miei, li ho avuti a prestito.» Poi trasse di tasca una lettera suggellata. «E questo è il mio testamento» soggiunse. «Ho poco ma devo pur disporre anche di quel poco. Vi è un legato solo, la spilla di mio padre che hai tu, per lo zio Piero; e vi è il nome della persona cui devo le mille lire. A parte del testamento ci sono due righe particolari per te. Ecco.» Egli parlava con dolcezza grave, senza commozione. A lei, nel prendere la lettera, le mani tremavano. Gli disse «grazie», cominciò a sciogliersi le trecce, poi se le riannodò, non sapeva bene che si facesse, combattuta dal fantasma della sua morta e da un’altra visione di guerra e di morte. Disse con voce rotta che dovendo alzarsi presto per accompagnarlo al vapore pensava di non sciogliersi le trecce e di coricarsi vestita. Franco non fece parola, pregò brevemente e si cominciò a spogliare, si levò dal collo una catenella