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poveri esistono a benefizio dei ricchi, perchè questi possano agevolarsi il cielo, esercitando la carità: i servi perchè i padroni possano governar con clemenza e spirito d’amore. Dove nol facciano, Dio darà punizioni e compensi nel cielo. Ma ogni tentativo di miglioramento terrestre, per opera della razza povera e serva, è peccato.

È questa la dottrina religiosa che la Chiesa del papa insegna nel secolo XIX all’Umanità. E la insegna in nome del Vangelo di Cristo, a fronte delle parole: Sia fatta la tua volonta’ sulla terra siccome è nel cielo dell’unica preghiera che Gesù insegnasse ai credenti — a fronte della intimazione: Adorerai il tuo Signore Iddio e servirai a lui solo1 — a fronte dell’Acciò che tutti siano Uno, come tu, Padre, sei in me ed io sono in te2.


III.


No; non è vero che fra il cielo e la terra sia antagonismo o divorzio. Non è vero che, mentre nel cielo regnano il Vero e la Giustizia di Dio, sia legge terrestre la sommessione al Fatto, la riverenza alla Forza brutale. Non è vero che la salute della creatura umana si compia, quasi in soggiorno d’espiazione, per via di rassegnazione o d’indifferenza. La terra è di Dio. La terra sulla quale e per la quale Gesù e, prima e dopo, tutti i santi martiri dell’Umanità diffusero le loro lagrime e il loro sangue, è l’altare sul quale noi dobbiamo sagrificare a Dio; e l’anima nostra è il sacerdote, e l’opere nostre sono gl’incensi che s’innalzano al cielo e ci propiziano il Padre. La terra è gradino al cielo, e perchè da noi si possa salirlo, dev’essere tutta un inno al Signore. Unico luogo che a noi sia dato per render testimonianza della nostra fede, unico campo di prova concesso alla libera creatura e sul quale si raccolgono gli elementi pel giudizio di Dio, essa deve, per l’opera nostra, via via trasformarsi, migliorarsi, purificarsi, e, come noi siam fatti a

  1. Matteo, IV, 10.
  2. Giovanni, XVII, 21.