Pagina:Poemi (Byron).djvu/145

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il giaurro 141

» Chieder mi sembra, e n’avrìa premio forse,
» Chi t’aìtasse; il povero mio legno
» Lieto...» — » Ben dici barcaruol; t’accosta,
» Salpa, ne togli al silenzioso lido;
380» Lascia raccolta pur la vela; afforza
» Quel remo sì, che l’altro me’ secondi,
» E va fra quelle rupi, ove profonde,
» E vorticose, e fosche più son l’acque...
» Or cessa dal vogar... così... son pago...
385» Ben fu rapido il viaggio... eppur d’ogn’altro,
» Credi, viaggio quest’è più lungo assai,
» Cui tal     *     *     *     *     *     *     *     *     
*     *     *     *     *     

Piombò ritroso, e si sommerse; l’onda
Corse tranquilla a spumeggiar fra i scoglj;
Ed I’ lo vidi, e parvemi che seco
390Lo traesse il torrente; ma di luce
Raggio quell’era, sul vivido gorgo
Serpeggiante.... e I’ guatai fin che disparve,
Come la selce ch’a lo sguardo scema,
Più che giù scende; bianca poi si feo
395Sul mar fulgida macchia, e I’ più non vidi.
Dorme il segreto suo, profondo, noto
De l’Oceàno ai Genii sol, che in seno