Pagina:Poemi (Byron).djvu/152

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148 il giaurro

Sorto a vïaggio è il fero Hassan, e venti
Sórti con lui son pur vassalli suoi,
Qual denno i forti, di moschetto armati,
E d’attagàn. Duce s’innoltra, e a guerra
540Quasi egli mova, tal s’adorna; a manca
Ha scimitarra, nel migliore intinta
Arnauta sangue il dì, ch’osâr ribelli
A lo stretto mostrarse, e tornâr pochi
Ne la valle di Parna a dir chi cadde.
545Quelle ch’ei cinge duo minori canne,
Un Pascià già cingea, d’auro e di gemme
Fulgenti, ed aspre; il reo ladron le guata,
Ma n’ha terror. Va d’una sposa in traccia
Hassan; sposa più dolce de la cruda,
550Di che il fianco ha diserto. Infida schiava!
Al suo tetto involossi, e più che infida,
Spergiura! corse del Giaurro in braccio.



Brillan del Sol gli ultimi rai sul colle,
E ne sfavilla il rìo ch’esce dal fonte,
555Cui per chiare e fresch’acque benedice
L’abitator de la montagna; il Greco
Ozioso mercator, qui trova pace,
Che cerca invan de la Cittade in seno,