Pagina:Poemi (Byron).djvu/172

Da Wikisource.
168 il giaurro

Ne l’arido deserto de la mente,
1000E degli invano palpitanti affetti,
Fra l’immensa ruina. Anzi che l’onde
Non affrontar più mai, terribil meno
De la tempesta è il rugghio; anzi che starse
Naufrago solitario in ermo lido,
1005In silenziosa baja, o in triste calma
Languir non visto su lo scoglio, morte
Sotto il gorgo fremente aversi è dolce...
*     *     *     *     *     
*     *     *     *     *     

» Padre! In uffici numerati e santi,
» E in preghi innumerevoli consunti,
1010» Fur di pace i tuoi giorni; e l’uom da colpa
» Rattener; te, da colpa intatto, e scarco
» Da cure atre, serbar, nè altro che i lievi
» D’ognun che vive passeggieri danni
» Paziente sofferir, destin fu questo
1015» De’ tuoi verd’anni, e de’ canuti, salvo,
» Felice te! da l’ira de’ furenti
» Indomabili affetti, che ti svela
» Il mesto peccator, quando suo’ falli
» E il segreto suo duolo a te confida,
1020» E tu pietoso dentro al cor l’ascondi.