Pagina:Poemi (Byron).djvu/180

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176 il giaurro

» È del foco immortal, che l’uomo in terra
» Coi Celesti divide; all’uom concesso
1190» Perchè ogni abbietto suo desìr da questo
» Basso loco sollevi; all’alma è scorta
» Devoto affetto, ma ver’ lei mutato
» In amor scende il cielo; oh! pensier dolce
» D’eterna mente, ch’a le nostre toglie
1195» Ogni sozzo pensier! Raggio di Lui
» Che del tutto è fattor! Terrena brama
» Ben fu quella che m’arse, e si che nome
» Mal si merta d’amor; qual più vuoi, colpa
» Padre l’appella; ma di’ solo, oh! dimmi
1200» Che rea Lejla non era; di mia vita
» Face secura... è spenta! Or deh, qual raggio
« Per la mia notte brillerà! Splendesse,
» Oh sì! splendesse almen su la mia morte,
» Sul più fatal de mali miei!
Stupito
1205» Perchè ti veggio io mai, di chi perdèo
» Ogni gioja di vita, e ogni speranza,
» E docile il suo duol più non sostiene,
» E feramente il suo destino accusa,
» Ed a sventura, in sue terribil’opre,
1210» In suo cieco furor, delitto aggiugne?
» Ahimè! quel core, ch’entro al sen nascoso