Pagina:Poemi (Esiodo).djvu/193

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841-870 TEOGONIA 79

e il Ponto, e le fluenti d’Oceano, e gli abissi terrestri;
e il grande Olimpo tutto tremò sotto i piedi immortali,
mentre moveva il Signore. Die’ gemiti lunghi la Terra,
ed un incendio flagrò sul mar di viola, che acceso
845fu dal baleno insieme, dal tuono, dall’orrido fuoco,
da folgori abbaglianti, da venti, da fiammee procelle.
Ed estuava tutta la Terra, col Cielo e col Mare,
e furïavano in giro su tutta la spiaggia i gran flutti,
sotto la spinta dei Numi, tutto era un tremuoto infinito.
850Ade tremò, che impera sui morti distrutti, i Titani
che sono intorno a Crono tremaron nel Tartaro, quando
quella tremenda zuffa scoppiò, quel fragore incessante.
E Giove, poi che armò l’ira sua, poi che l’armi ebbe prese,
il tuono col baleno, col folgore fumido ardente,
855con un gran lancio un colpo scagliò dall’Olimpo; e le teste
intorno intorno tutte bruciò di quell’orrido mostro.
E quello, poi che fu domato, spezzato dai colpi,
piombò giú mutilato, die’ gemiti lunghi la Terra.
Ed una vampa sprizzò dal Dio folgorato percosso
860nelle selvose convalli dell’Etna tutto aspro di rupi.
E lungo tratto ardea per quel fiato divino la terra
dall’ampio dorso, e al pari si liquefaceva di stagno
quando lo scaldano dentro nei cavi crogiòli i garzoni,
oppur di ferro, ch’è fra tutti i metalli il piú duro,
865quando in convalli montane lo doma col rabido fuoco
entro la terra divina, lo liquefa Efèsto l’industre.
Cosí la terra al vampo del fuoco si liquefaceva.
E quindi, lo scagliò, furïoso, nel Tartaro immenso.


i figli di tifone



E da Tifone proviene la furia degli umidi Venti,
870se Zefiro lucente n’eccettuï, Borea, Noto.