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PREFAZIONE xxi

le zolle, Proserpina, che apre le prime tenere gemme ai baci dell’aria, Nodotus, che rigonfia i nodi dei calami, Volutina, che svolge le pannocchie ancora chiuse, Patelena, che libera i chicchi dalle glume, Lacturnus, che li cura mentre sono ancor lattescenti, Matuta che conduce le spighe all’ultima maturazione. Si pensi ad un processo di questo genere che investa tutte le parvenze del creato, e si vedrà a che cifra si arriva.

Ed eccoci alla seconda fase, così genialmente intuita da Aristotele. Dopo la contemplazione del mondo, l’uomo si ripiega su sé stesso, esamina il mistero del proprio essere fisiologico, quindi il gorgo anche piú oscuro dello spirito. E poi che tutto gli sfugge del meccanismo della vita, di cui pur sono chiari e meravigliosi gli effetti, egli per ciascuno di questi effetti postula una causa, in forma di Dèmone. Ond’ecco i Dèmoni degli stati fisiologici, il Sonno (Ὕπνος), per esempio. la concupiscenza erotica (Ὀρθάνη), la Morte (Θάνατος). E quelli degli stati patologici: la Febbre (Πυρετός: cfr. la Dea Febris dei Latini), l’Ubriachezza (Μήθη)1. E dalla fisiologia passando alla psicologia, ecco i Dèmoni delle varie affezioni dello spirito. Ecco il Dèmone della Giocondità (Ἰλάων), ecco l’Ira (Μῆνις), l’Invidia (Ζῆλος), la Speranza (Ἐλπίς). E poi la Verecondia (Αἰδώ), e la Svergognatezza (Ἀναιδείη), e l’Avidità (Κέρδος)1. E poi, connessi con gli assetti sociali, ecco altri Dèmoni di astrazioni etiche: la Giustizia, l’Ingiustizia, la Speranza. E la lista si potrebbe allungare2.

  1. 1,0 1,1 Cfr. il mio studio Origine ed elementi della Commedia di Aristofane, in Studi italiani di filologia classica, XIII, 83 sg.
  2. Livio narra (I, xxvii) che Tullio, «in re trepida duodecim vovit Salios fanaque Pallori ac Pavori».