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LA GARA FRA OMERO ED ESIODO 145

E alcuni dicono che fu piú antico di Esiodo, ed altri piú giovane, e parente. E stabiliscono la seguente genealogia. Da Apollo e da Aithusa, figlia di Posídone, nasce Lino, da Lino, Piero, da Piero e dalla ninfa Methóne, Eagro, da Eagro e Calliope, Orfeo, da Orfeo, Dreo, da Dreo, Iadmonide, da questo Filoterpe, da questo Eufemò, da questo Epifrade, da questo Melanopo, da questo Dio ed Apollo, da Dio e Pichimede, figlia di Apollo, Esiodo e Perse, da Apelle, Meone, da Meone e dalla figlia del fiume Meleto, Omero.

Ed alcuni dicono che fiorirono nel medesimo tempo, tanto che sarebbero venuti a gara in Aulide di Beozia.

Omero, raccontano, dopo aver composto il Margíte, andava intorno per le città a recitarlo; e, giunto a Delfo, domandò all’oracolo quale fosse la sua patria. E la Pizia gli avrebbe risposto:


Terra natale a tua madre fu l’isola d’Io, che te spento
accoglierà: da l’enimma però di fanciulli ti guarda.


Avuto questo responso, rinunciò a recarsi ad Io, e rimase in quei paraggi. E intorno a quel tempo, Ganíttore, celebrando feste funebri in onore del padre Anfidamante, re dell’Eubea, chiamò a gareggiare tutti gli uomini insigni non solamente per forza e velocità di piedi, bensí anche per sapere: e i premii erano cospicui.

E cosí, per caso, a quanto dicono, Omero ed Esiodo si trovarono insieme in Càlcide. E giudici della gara sederono i notabili di Càlcide, e fra loro Pnèide, fratello del morto. Ed entrambi i poeti gareggiarono meravigliosamente. Ma vinse Esiodo. E la cosa, raccontano, andò cosí.

Fattosi in mezzo alla lizza Esiodo, rivolgeva ad Omero quesiti, uno dopo l’altro. Ed Omero rispondeva.