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xl ESIODO

quasi lattea: Kymotòe il rincorrersi dell’onde: Kymatolège il tornar della bonaccia; e via dicendo; e la lista d’Esiodo si può accrescere con quella d’Omero.

Il nome di Ketò è troppo trasparente. Kètos significa in genere un immane mostro del mare (v. il nostro cetaceo); e Ketò è appunto un rappresentante di tutti i mostri marini.

E il suo sposo Fòrkys è un po’ un fratello delle Nereidi: significa il biancheggiante1, e simboleggia i cavalloni agitati, che, correndo precipitosi sul pelago, si coronano di bianchissime spume. Nell’Odissea gli vien tribuita per figlia Thoòsa, ninfa delle tempeste.

Anche al ribollimento schiumoso del mare debbono origine le Graie, che sono, etimologicamente, le grige2. Anche per le Arpie si induce facilmente il rapporto col mare dai loro nomi, Okypètes ed Aellò, che designano rispettivamente la velocità del volo e la tempesta.

Medusa, piú che l’aspetto delle nuvole che si innalzano all’orizzonte marino, come crede il Decharme, piú che il disco della luna, come opina il Preller, o piú, che, sentite questa, il sole, come sostiene il Lolling, con uno spirito consequenziario ben degno della sua patria, è, secondo me, un riflesso della piovra, il cui aspetto esercita infatti un orribile fascino, analogo a quello dei serpenti.

E allo stesso mostro, immane ed orrido in realtà, e immensamente ingigantito nella fantasia e piú nei racconti dei navigatori, dovranno la loro origine Hydra, Chimera, Orthos, il cane di Gerione, e Cerbero. Per il carattere acquatico della prima fa testimonianza la leggenda che la situa in una palude.

  1. Hesychio, φορκόν = λευκόν. Inutile, dunque, il tentato ravvicinamento a φρίξ.
  2. Secondo altri, le grinzose; e allora simboleggerebbero le increspature delle onde.