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xlii ESIODO

Ninfa celeste; e Latona, madre di Artèmide e di Apollo, cioè del sole e della luna.

Dunque, con queste due coppie siamo in piena mitologia celeste. Esiodo trovò senza dubbio tutte queste creature connesse col cielo, cioè, in linguaggio mitologico, designate come sue figlie. E mantenne tale discendenza, tranne che aggiunse la maternità di Terra: che è repugnante al sentimento moderno, e certo superflua anche al tempo di Esiodo; ma che è da lui postulato — come per le creature del Ponto — per spirito di conseguenza, in rispetto al principio che poneva Terra madre di tutte le cose. Ma dobbiamo credere che prima della sua legislazione anche questo gruppo dei figli del cielo facesse un po’ parte da sé stesso, come quello dei figli del Ponto.

Altrettanto chiara è la coppia Oceano-Tètide, dalla quale derivano i fiumi, le Oceanine. Sono divinità delle acque dolci.

E così pure si vede senz’altro la origine di Tèmide e di Mnemosine. Sono due personificazioni di astrazioni, che avrebbero dovuto andar confuse con le loro innumerabili compagne. Se non che, la tradizione, volendo affermare il concetto che Giove era pervenuto al potere e lo manteneva grazie al senno e alla giustizia (vedi in séguito) gli aveva assegnate come spose Mnemosine, la saggezza madre delle Muse, cioè delle facoltà piú sublimi dello spirito umano, e Tèmide, madre a sua volta del buon Governo, della Giustizia e della Pace. E cosí Esiodo le eleva al primo gruppo, dei Titanidi.

E piú chiara, forse, d’ogni altra, è la origine dei Ciclopi, il cui nome si identifica addirittura col fenomeno: Bronte=il tuono, Stèrope=il fulmine, Arge=il baleno.

E se non è altrettanto trasparente il nome dei Centimani (Còttos, Gyes, Briaréus) non mi pare che possa cader dubbio sulla loro essenza. Essi hanno cinquanta teste e cento braccia, e lanciano pietre immani, con le quali, nella titanoma-