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PREFAZIONE li

Prometeo. E già questo atteggiamento aveva nella Teogonia. Giove trionfa sui Giapètidi, ma a qual prezzo. Dieci anni di lotta, che certo furono preceduti da altri anni di guerriglie. E se i Giapètidi ricorrono all’astuzia, arma abituale del piú debole, anche Giove è costretto a scendere su questo terreno. Soprattutto è caratteristica, mi sembra, la famosa beffa della partizione della carne. Il significato preciso ci sfugge, come quello di Pandora; ma certo è che questo Giove che sceglie la parte piú grossa, e si ritrova con un pugno di pelle e di grasso, ci fa la figura d’un ingordo e d’un bietolone. La leggenda è sorta in un tempo e in un luogo in cui Giove predominava: ma ci spirava vento di fronda.

E molto significativo è il particolare che, dopo tanti strepitosi trionfi, Giove deve liberare Prometeo, come prima aveva dovuto liberare i Centímani. E non è senza significato, ma forse è da considerare anch’esso come riflesso storico, il fatto che liberatore di Prometeo è un eroe della Beozia, l’invincibile magnanimo Ercole.

Ed ecco altre figure, che sembravano, finché rimanevano nella caligine mitica, incolori e sfuggenti, acquistare, al lume di questa ipotesi, colore e rilievo.

Gea, prima di tutto. Esaminiamo i suoi atti. Essa eccita i figli a rivolta, e consiglia a Crono la mutilazione del padre. Essa si mette d’accordo con Rea per salvare il bambinello Giove. Essa induce Crono a rivomitare i figli inghiottiti. Consiglia Giove a rappattumarsi con gli antichi nemici Centímani, e a stringere alleanza con loro. Poi, dopo vinta la guerra coi Titani, induce gli altri Numi a cedere la sovranità a Giove. E a Giove consiglia di nutrire nel proprio grembo Atena, la figlia di Mètis (mètis vuol dire senno, saggezza, prudenza):