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l’inno eterno 163

coglierne, tutto in un sol dì, per vecchi,
ospite, è grave. Oh! non ha senno l’uomo!
Sin dalla lieta gioventù va colto,
un gambo al giorno, il fiore della morte!»


II


l’inno eterno



     E sederono all’ombra d’una quercia
l’un presso l’altro. Sotto la lor vista
tra bei colli vitati era una valle
già bionda di maturo orzo; e le donne
mietean cantando, e risonava al canto
l’aspro citareggiar delle cicale
su per le vigne solatìe dei colli.
E nella pura cavità del cielo,
di qua di là si rispondean due voci
parlando di lor genti che lontane
tenea Corinto dove è un tempio dove
sono fanciulle ch’hanno ospiti tanti...
E nel mezzo alla valle era Carthaia
simile a bianco gregge addormentato
da quell’uguale canto di cicale.
Il mare in fondo, qualche vela in mare,
come in un campo cerulo di lino
un portentoso biancheggiar di gigli.
Tra mare e cielo, sopra un’erta roccia,
la Scuola era del coro; era, di marmo