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20 la cetra d’achille

simile ad ombra; e senza suono a un tratto,
i cavalli e gli eroi misero un ringhio
acuto, i carri scosser via gli aurighi,
mentre laggiù, sotto Ilio, alta e feroce
la bronzea voce si frangea, d'Achille.



II



Dormian, sì, tutti; e tra il lor muto sonno
giungeva un vasto singhiozzar dal mare.
Piangean le figlie del verace Mare,
nel nero Ponto, l’ancor vivo Achille,
lontane, ch’egli non ne udisse il pianto.
Ed altre, sì, con improvviso scroscio
ululando montavano alla spiaggia,
per dirgli il fato o trarlo a sé; ma in vano:
fuggian con grida e gemiti e singhiozzi
lasciando le lor bianche orme di schiuma.
Ma non le udiva, benché desto, Achille,
desto sol esso; ch’egli empiva intanto
a sé l’orecchio con la cetra arguta,
dedalea cetra, scelta dalle prede
di Thebe sacra ch’egli avea distrutta.
Or, pieno il cuore di quei chiari squilli,
non udiva su lui piangere il mare,
e non udiva il suo vocale Xantho
parlar com’uomo all’inclito fratello,
Folgore, che gli rispondea nitrendo.
L’eroe cantava i morti eroi, cantava
sé, su la cetra già da lui predata.
Avea la spoglia, su le membra ignude,
d’un lion rosso già da lui raggiunto,
irsuta, lunga sino ai pie’ veloci.