Pagina:Poesie di Giovanni Berchet.djvu/5

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AGLI AMICI MIEI


IN ITALIA1


Nell’atto di mandare allo stampatore la presente Romanza, mi sento suggerita da taluno la convenienza di forle precedere almeno qualche parola di prefazione; ov’io m’ostini a non volerla provvedere di note, come a tal altre pareva che bisognasse. E nondimeno mi sa male anche dello schiccherare una prefazione, massime non occorrendo a me cose da dire in essa che vagliano la carta su cui scriverle. Pigliale come vuoi, poco su poco giù, note o prefazione m’hanno faccia di pedanteria nel caso mio; nè vorrei che si credesse ch’io attribuissi al poemetto più d’importanza che non gli si compete. Ma come si può egli far netto netto a modo proprio, e ributtare del tutto un consiglio che si sa non essere che la parola d’un benevolo? Come trovare quella pertinacia con cui resistiamo talvolta alle ragioni, trovarla, dico, per resistere al bisogno di parere creanzati? A sbrigarmi in qualche modo da una siffatta perplessità, ho afferrato come buon ripiego un suggerimento dell’animo mio, quello di rivolgermi a voi, dilettissimi, e d’indirizzarvi, come fo, questa mie lettera confidenziale. Scritta come vien viene, come se riassumessi per un momento ancora una di quelle tante chiacchierate con voi a cuor largo, senza rigore di propositi, senza intento letterario, delle quali com-

  1. Prefazione dell’autore posta innanzi all’edizione di Parigi, 1829.