Pagina:Poesie varie (Pascoli).djvu/123

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1882-1895 101


ch’io mi crederei giunto ove ho il cammino:
alfine, Orazio mio, mi crederei
giunto, tra sì gran pene al mio destino:
20là dov’è babbo e mamma e tutti i miei.

Tutti, all’infuori delle due soavi
sorelle mie di sangue e cor, che adoro;
ed amo tanto te, perchè pensavi
24unicamente, col tuo dono, a loro.

Basta: la notte di Natale, quando
sono pel cielo tanti gli angioletti;
se qualche groppo ne verrà, cianciando,
28come uno stormo, sopra i nostri tetti,

(candidi stanno, e poi qual va, qual viene,
e nuova schiera ad ora ad or s’aduna:
li crede il volgo nuvole serene
32erranti in cielo al lume della luna)

se alcuno ne verrà, sì che nel viso
possa vederlo, io gli dirò che porti,
prima ancor che nel santo paradiso,
36questa novella a casa de’ miei morti:

che c’è una casa in questa dolce terra
che ci vuol bene per la sua bontà.
Quelli ne goderanno di sotterra
40e Dio dal Cielo vi benedirà.

Livorno, 28 decembre 1889.