Pagina:Poesie varie (Pascoli).djvu/195

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i due vicini 173

chè le due canne ricingea d’un torchio
tenendo i capi tra due dita, e al capo
155sottil volgeva e ravvolgeva il grosso;
poi, torto questo, ne impedia lo scatto
dandogli volta. Così, bella in vista,
sorgea la siepe, che la terra e l’aria,
con l’uggia delle foglie e col viluppo
160delle radici, non prendeva all’orto;
eppur vietava alle galline il passo,
moleste avanti e più moleste addietro,
e al rosso gallo: ai piccioletti alunni,
no; ma il pulcino, becchi pur, non raspa.
165A uno a uno la covata intera
dentro si versa; e su e giù la chioccia
invano corre, invano salta e svola,
               e chiama singhiozzando.


viii


E quando l’ozio era di Trigo, allora
170andava al banco, a ragionar un poco,
a veder fare un’anfora od un coppo;
e in cuor godeva l’arte altrui, seduto.
Sedeva; e l’altro egli vedea di forza
picchiar mestare il duttile piallaccio,
175come massaia, intriso ch’ha, rimena
e tra le palme fa schioccar la pasta.
Poi dal piallaccio egli strappava un pezzo,
a occhio, giusto, e brancicato alquanto,
passato alquanto tra le cave mani,
180lo ponea tondo sul taglier pulito;