Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/33

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Che volete? È Tiresia guidato dalla ragazza; Tiresia che non sa camminare da sè perchè è cieco, ed è cieco per aver creduto di poter veder troppo.

E chi è che fa il nerbo dei nostri Tiresia? Voi tutti, signori miei, che gli state ascoltando e date retta alle fiabe dell’orbo. E il profeta pianta allora molto bravamente il suo altare frammezzo a voi, vi scanna la vittima, la mette a bruciare, e procura che si apra in due punte la fiamma che n’esce per dar nel genio a ciascuno, perchè ciascuno possa prenderla da quel lato che meglio gli torna. Indovini bilingui, come la fiamma del vostro olocausto, non dovrebbe appagarsi di tanto la nostra stupidità per conoscervi quegl’impostori che siete? E che non sia una mera giunta del mio cervello, invasato di collera, questa nuova taccia ch’io do ai nostri Tiresia, badate a quel tanto che del profeta tebano continua a raccontarci la mitologia. Dovete dunque sapere, che a costui si convenne, d’uomo ch’egli era, diventar femmina per ben sette anni, se già non fu uomo e donna ad un tempo, come anche in qualche libro si legge. Ed eccovi piana la doppia natura di costoro che oggi ti sono amici e ti leccano, domani ti si dichiarano avversi e ti mordono; e fanno, se occorre, tutte due queste cose ad un tempo, accarezzandoti colla destra e graffiandoti colla sinistra; e mentre guardi da una parte a quel che ti è fatto, hai chi ti fa dalla parte opposta il contrario, ed è la stessa persona; sicchè