Pagina:Questioni Pompeiane.djvu/44

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fiti, i due dipinti, il musaico, ove è malamente figurato dal pittore, e ’l bronzo Borgiano.

Questo arnese impositus humero gladiatoris ci è a suo modo cioè assai rozzamente indicato dallo scoliasta di Giovenale, il quale del resto ben si appone a volercelo far ravvisare nelle parole di quello scrittore, et longo iactetur spira galero (Sat. VIII. v. 208).

Ivi è noto che il poeta ci descrive un reziario della specie dei tunicati, poichè solo in questo modo si può conciliare questo luogo con Suetonio (Cal. 30), e coi monumenti, togliendo questi la tunica ai reziarii, e parlandone lo storico, siccome di una specialità in quel luogo.

Non può quindi esser dubbio, che il longus galerus facesse parte della panoplia dei reziarii, ed in conseguenza, che questa sia proprio lo scudetto posto sull’omero, secondo la interpretazione dello scoliaste, impositus humero gladiatoris, e perchè realmente questo è quasi il solo arnese dei reziarii a cui mancava il suo nome. Ho detto quasi, perchè resterebbe a spiegare la spira, che il Satirico unisce in quell’oscuro passo al galero (VIII, 207,208):

Credamus tunicae, de faucibus aurea cum se
Porrigat, et longo iactetur spira galero.

La interpetrazione che alla spira dava il Lipsio, passata poi nel Vossio, Dicitur de fasciis galeri sub mento stringi solitis (Etym. s. v.), e dal Vossio anche nel Forcellini (Lex. §. 2), non può avere più luogo, ora che è dimostrato non essere il galerus un pileo senza falda, siccome si giudicava una volta. Le parole dello