Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/36

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proposta dei Montecuccoli, che lui designarono capo dei 500 uomini in quella circostanza da essi posti a disposizione del duca. Non è di questo luogo il narrare gli avvenimenti di quella guerricciuola che tante lepidezze inspirò al poeta Tassoni: basterà accennare che con Galeotto v’ebbero altri Montecuccoli occasione di meritar lode; Enea cioè conte di Semese , espertissimo generale educatosi alle guerre de’ veneti e a quelle di Fiandra, Luigi feudatario di Renno, soldato e diplomatico, ed Alfonso per noi nominato; e che infine venne essa troncata o sospesa mercé l’intromissione di Spagna invocata dai lucchesi. Nell’anno medesimo in che questa guerra cessava, vo’ dire nel 1603, moriva il conte Massimiliano zio di Galeotto, governatore della Garfagnana e consigliere di stato, il quale dopo la morte del fratello Fabrizio, aveva tenuto, siccome avvisammo, l’amministrazione del feudo di Montecuccolo. Pretesero allora gli altri fratelli di lui che annullate rimanessero le precedenti transazioni, e che fosse da rimettere il feudo nelle condizioni sue precedenti. Galeotto alla sua volta, il quale forse o non aveva diritti da opporre a Massimiliano, o non volle sperimentarli, ne accampò tosto contro gli altri suoi zii, come figlio ed erede del primogenito loro, e a sé solo asserì, in forza probabilmente delle transazioni già citate, appartenere il feudo. Fiere contestazioni furono per ciò, che dettero anche luogo da una parte e dall’altra a devastazione di terre. Perché poi nell’elenco dei documenti dell’archivio Montecuccoli trovo indicato un processo che a quel tempo ebbe luogo per venir in chiaro se vera fosse la legittimazione ottenuta da Galeotto, mi è dato argomentare che dagli zii si tentasse di far dichiarare lui incapace, come d’illegittima nascita, di succedere nel feudo.

Secondo ne’ casi di contestazioni feudali era in costume, mandò il duca Cesare un sindaco camerale a prendere possesso per la camera ducale del castello di Montecuccolo, e a darlo in governo, finché venissero dai tribunali chiariti i dubbi, ad