Pagina:Rime (Vittorelli).djvu/159

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Voi balsamo versale in quelle piaghe,
Che del fato la man ci aprì nel core.
Ove siam, Vittorello? e che mai visto
Non abbiam noi? Fu mia delizia i giorni
Condurre all’ombra de’ tranquilli boschi.
Ma quale omai v’ha gleba, che il guerriero
Sangue Germano, e Gallico non lordi,
O che il pianto del suo cultor non bagni?
Villa mi biancheggiava in un bel colle,
Che distrutta mi fu. Qual pro, se ancora
Stesse non tocca? I circostanti oggetti
Per me tutti cangiaronsi: non serba
Più quegli odori, e que’ colori il campo,
Oro non è la messe, e discordato
Mormora il rivo, che non è più argento.
Vien subito a turbarmi ogni diletto
L’atro pensier, che quelle verdi piante,
Onde il piano si veste, e la collina,
Del sangue uman, che ad esse intorno corse,
Sì rigogliose crebbero, e sì verdi.
Nè più nel fondo della selva credo
Veder tra quercia e quercia le festive
Driadi or mostrarsi, or disparir: ma scorgo
Degli estinti guerrier l’Ombre nemiche