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compendio storico di quindici zecche italiane 499

sostener si potesse, se Corte o Palazzo si voleva a batter moneta, chi mai può mettere in forse, che Corti e Palazzi non siano stati per ogni dove, in Italia, dai re Goti passati ai Longobardi, e da questi nei conquistatori franchi1?

Contemporaneamente a questo scritto singolare di un uomo però di grande ingegno e dottrina, uscì fuori la guida di Venezia2, tenera sì fattamente delle glorie avite a sogno di snaturarle, per volerle di troppo ingrandire; usci fuori, dico, a voler far credere che Venezia abbia battuto quelle monete a profitto del suo commercio colla terra ferma contigua, vale a dire, falsandole, come vedemmo dai Genovesi oprar col conio imperatorio di Pavia: ma per l’onor di Venezia è a dirsi, che di sì turpe operazione non furono avanzate che gratuite supposizioni3.

Certa in conseguenza, a parer mio, è la veneta zecca dal IX al XII secolo, per li monumenti lampanti suoi proprî, ma come zecca imperiale o regia annessa al Regno d’Italia. Quando poi la dignità di nazionale abbia acquistato, lo mostrano i nummi di questo istesso secolo XII, che se ne hanno, col marchio della città e del Doge unitamente; e lo induce a far pensare la scaduta autorità degli im-

  1. Osservazioni critiche, ecc. pag. 12.
  2. Venezia e le sue lagune, 1847. Cenni storici intorno la moneta veneziana di A . . . Z. . . pag. 6-8.
  3. La quistione dell’origine della Zecca veneziana fu in tempi più recenti diffusamente trattata dai nostri numismatici, quali il Vincenzo Promis, il Padovan, il Papadopoli, ecc., i quali pubblicarono numerosi documenti, e modificarono sensibilmente a questo proposito le opinioni di trent’anni fa.
    Ora poi, ci auguriamo che venga presto alla luce la tanto sospirata Illustrazione della veneta zecca del Conte Nicolò Papadopoli, la quale certo riassumerà tutto quanto si conosce ora sulla detta quistione e ne pronunzierà un autorevole parere.

    (F. ed E. G.)